È stata questa la linea delle amministrazioni Bacheca:
investire sulle opere pubbliche e lasciare il segno nella città. Il copione
trasmesso il 19 aprile segna il definitivo fallimento di questa linea e non
abbiamo mancato di sottolinearlo.
Fra gli slogan della campagna elettorale del 2013, quello
riferito al sindaco suonava così: “È un bravo ragazzo”. Gli altri erano figli di
costruttori, o gente che fa inciuci, ma lui era un bravo ragazzo. Così abbiamo
avuto un bravo ragazzo al governo di Santa Marinella, per 9 anni, e ora
qualcuno comincia ad accorgersi che si può essere tanto bravi ragazzi, quanto
incapaci di gestire bene una città. Se ne sono accorti i cittadini e lo devono
aver notato anche nel centrodestra, tanto che è finalmente emersa la punta dell’iceberg
con i consiglieri Toppi e Vergati che hanno votano contro il bilancio della
propria amministrazione. Ora serve un
nuovo slogan, una frasetta possibilmente falsa, ma ripetuta all’infinito, e sembra
che il sindaco Bacheca l’abbia trovata: non è colpa sua, è colpa della
burocrazia. Anzi delle “leggi nazionali”.
Sono probabilmente queste ad aver causato il fatto che Santa
Marinella salta agli onori delle cronache quale esempio di
edilizia scolastica disastrata, su reti televisive nazionali.
Abbiamo chiesto di prenderne atto e cambiare marcia. Di
esaminare gli errori e correggerli come fa ogni gestore di qualsiasi famiglia.
Ma la risposta del Sindaco è stata la solita filastrocca stantia: è colpa della
burocrazia, del governo, dei tagli, delle lungaggini, delle amministrazioni
precedenti, delle opposizioni. È colpa di tutti tranne che la sua: un refrain
ormai stucchevole per chi frequenta i consigli comunali.
E così ci chiediamo quali leggi nazionali abbiano impedito
negli ultimi sei anni al comune di mantenere sempre pulite le strade e i
marciapiedi. Sarebbe bastato controllare la Gesam e non omaggiarla con continue
proroghe. Oppure quale legge nazionale abbia poi imposto alla giunta di autorizzare
per due anni le gare di motocross al campo di calcio, dopo le quali il campo è
apparso distrutto; oppure quale altra legge abbia imposto alla maggioranza per quattro
anni di mettere in bilancio l’adeguamento del palazzetto, senza mai accelerare le
pratiche burocratiche e mettere in atto quello che aveva promesso.
Ci devono essere state delle leggi nazionali terribili se per
via delle Colonie hanno imposto di scegliere gare al ribasso e allungare i
tempi per realizzare un chilometro di strada, ancora non completa dopo 5 anni,
o trascurare al tal punto i lavori in biblioteca da impiegarci 15 mesi per
ottenere un allaccio da Acea per acqua di cantiere. Inoltre bisognerebbe scoprire quale legge ha
imposto la spesa di 700mila euro per rifare i marciapiedi dal porto al
cimitero, trascurando lavori urgenti al cimitero e alla palestra della
Carducci, iniziati dopo tempi biblici. E poi il disastro dell’apertura e affidamento
di una piscina ancora non conclusa o l’affidarsi a un ingegnere che firma una
perizia secondo cui la passeggiata va ristrutturato entro il 2015 per poi smentire
se stesso e dire che la struttura va bene ancora dopo quasi due anni.
E così a guardare bene questo piano triennale delle opere
pubbliche c’è veramente poco da ridere. C’è di tutto: 8 milioni di edilizia
finanziata con soldi privati per il cimitero, uno per la passeggiata, 3,6 per la piazza più una
miriade di interventi minori che portano il tutto bel oltre i 10 milioni
all’anno 2017 compreso (a proposito di 2017: siamo ad aprile inoltrato). Con un
ufficio grandi opere oberato da questa moltitudine di progetti faraonici con un
responsabile in condivisione con un altro comune ci chiediamo dove verranno
reperite le risorse per tutto questo.
La verità è una e solo una: il progetto Bacheca ha fallito e
si è disperso in una miriade di piccoli sperperi e incapacità.
E così ora è il momento di guardarsi negli occhi e decidere
cosa fare; perché se è vero che la maggioranza ha perpetrato tutto questo è
altrettanto vero che l’opposizione non si è mai unita in una proposta unitaria.
L’unica cosa sicura è che occorre cambiare e farlo in fretta.
Ma ora abbiamo il nuovo slogan dello scaricabarile: “È colpa
delle leggi nazionali” per chi ha la bontà di crederci.
Nessun commento:
Posta un commento