“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”

Art. 54 della Costituzione Italiana

giovedì 24 aprile 2014

Perché siamo liberi (o quasi)

 
 L'Amministrazione comunale ha dato appuntamento a domani, 25 aprile,  presso il monumento ai caduti, alle ore 10,30 per una cerimonia di commemorazione della Liberazione. Siamo stati invitati, e noi estendiamo l'invito.

Non ci può essere nessuna retorica e niente di stantio a ricordare il 25 aprile.
A deporre una corona, ad ascoltare un inno, a riportare alla mente quello che i nostri anziani ricordano e noi abbiamo imparato da loro, e  dai libri di storia - a fare tutto questo dobbiamo sentirci vivi, dobbiamo sentirci grati per tutte le lotte e le sofferenze patite da chi ci ha liberato. Liberato dalla dittatura nazifascita, dalla guerra.  Dobbiamo sentirci vivi e soprattutto, ancora in lotta.

Ancora, troppe volte, è Resistenza.
Ancora ingiustizie, ancora privilegi, ancora prigioni, perché anche chi cerca lavoro e non lo trova è in prigione, anche chi lo ha perso suo malgrado. Anche chi non può muoversi bene in una città che lo respinge, non essere se stesso in una società che non lo vuole, è in prigione, chi non si sente sicuro.

Anche se è tutto diverso, ora come allora, abbiamo bisogno di Resistere e costruire una società migliore.

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1 commento:

  1. Nel museo della civiltà ebraica di Salonicco c’è una fotografia in bianco e nero. La didascalia sotto dice: SABATO NERO. 11 luglio 1942. Alle otto del mattino tutti i maschi tra i 17 e i 45 anni, di religione ebraica, furono fatti riunire in piazza Eleftheria, piazza libertà. Scelsero il sabato perché per loro era il giorno del sacro, della famiglia. Il giorno di Dio. Nella fotografia si vedono tutte queste persone disposte in lunga fila sotto il sole. Sono vestiti bene, come ci si vestirebbe in un sabato d’estate. Sono obbligati a praticare esercizi ginnici e sottoposti a pubbliche umiliazioni. Al centro della foto, tre uomini con la loro camicia della festa, in un sabato assolato, saltano insieme, minacciati da un soldato. … Quanti potevano essere i tedeschi a Salonicco, in quei giorni, e in tutto il resto d’Europa? Quanti rispetto alla popolazione? Eppure i tre saltano, nei loro bei vestiti chiari. … Molta gente guarda dalle finestre, di balconi, dai marciapiedi. Tutta la popolazione fu invitata in quella piazza, quel giorno del sabato “nero”. E tutta quella gente, quei cittadini non protestarono. … Pubblicamente nessuno disse niente, quel sabato, neppure la Chiesa. Con quello che è venuto dopo, con la gente ammassata sui carri merci verso il camino, sembra poca cosa la fotografia di quei tre che saltano e tutti gli altri dietro in fila, vestiti bene, di sabato, e la gente che guarda dai balconi. Eppure si può ben dire che fu un sabato nero. Un sabato di lutto per tutti. Lì gli uomini si separarono. In quella crepa ingigantì il nazismo. … Ora una nuova formazione di ispirazione nazista, nella ritualità, nei simboli, nella mentalità e nei metodi, siede nei banchi del parlamento, eletta democraticamente da quella democrazia che detesta. Si chiama Krisi Avghi, Alba Dorata. Arriva alla gente con argomenti facili. Lotta agli immigrati, La Grecia ai greci. Organizza sgomberi, caccia gli immigrati dalle loro case. Cresce nel malessere. Riempie uno spazio aperto dall’indignazione, uno spazio che gli errori e la corruzione delle istituzioni hanno lasciato incustodito. … Alla Germania, uscita dal nazismo con la convenzione di Londra del 1953, fu cancellato gran parte del debito, perché non si ripetesse l’errore della prima guerra. Perché non si ricreassero le condizioni di umiliazione, rabbia, caos sociale e speculazione che avevano portato alla nascita del nazismo. Una lezione che l’Europa dovrebbe ricordare. (TEFTERI, Vinicio Capossela, Il Saggiatore)

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