Stanno sottovalutando il problema. Le azioni intraprese sono insufficienti: più che fatti concreti abbiamo visto
dichiarazioni sui giornali. Prova ne sia che la situazione dei fossi e del
sistema fognario è
esattamente la stessa di un anno fa, quando
si è verificata l’alluvione del 27 novembre 2014. Non a caso, sebbene in modo
ridotto, si sono verificati di nuovo allagamenti, paure, disagi, interventi
d’urgenza. Come un anno fa,
non abbiamo un Piano di Emergenza Operativo che
guidi in modo razionale e sicuro le azioni di intervento in caso di calamità.
Questo è il quadro della situazione e delle precise
responsabilità del governo Bacheca. Sta negli
atti della giunta e degli
uffici, per cui ogni parola a difesa del proprio operato da parte della
maggioranza si scontra con la realtà dei fatti: nessun intervento previsto né
attuato per migliorare la situazione della rete fognaria nei punti di storica criticità, mentre
per quello che riguarda i fossi, siamo
ancora alle fasi di studi e progettazioni preliminari. In un anno nessun intervento significativo,
nemmeno di pulizia, sebbene 70mila euro di soldi stanziati in bilancio.
1. La criticità del sistema fognario
Cominciamo dal sistema fognario, perché
nel corso del nubifragio di mercoledì 28 ottobre 2015 i fossi hanno
retto, ma a saltare sono stati i tombini. La ragione di questo è
nota agli amministratori.
Lo sa il sindaco, che fa politica a Santa
Marinella da 20 anni, lo sanno gli architetti in giunta – che hanno progettato
e costruito case in questo territorio: il
problema sta anche nella canalizzazione delle acque nere e bianche. In altri termini
nelle fogne.
Un sistema virtuoso e sicuro per prima
cosa dovrebbe essere separato: da una parte tubi che portano via gli scarichi
domestici (le acque nere), da una parte tubazioni che portano via le acque pluviali, quando
non c’è più la terra ad assorbirle, quando la terra è ormai coperta da strade,
cortili, parcheggi, tetti e grondaie. Ovviamente queste tubazioni di acque
bianche devono essere correttamente dimensionate (e ci devono essere dietro
studi e calcoli), perché se sono insufficienti scoppiano al momento di massima portata. Tanto più
scoppiano se invece di essere separate, si mischiano alle acque nere in un
sistema definito “misto”. Ebbene i nostri amministratori sanno che la rete
fognaria di Santa Marinella è per la maggiora parte, appunto, mista e guarda
caso lo è nei punti che il 28 ottobre si sono allagate.
Lo è sul lungomare Marconi, lo è sul
tratto di Via Aurelia centrale (davanti alle poste, per capirci), e in generale
nei quartieri a costruzione meno recente.
Su via IV novembre invece il problema è un altro. Le acque bianche
sono separate, ma chiaramente il
collettore è troppo piccolo ormai per smaltire le piogge torrenziali, se non altro perché fino
a dieci anni fa in quel quartiere c’erano molte villette con giardino, ed
invece ora ci sono molti palazzi con grondaie, parcheggi, cortili. Insomma
pioggia che non trova un terreno per essere assorbita, ma cemento o asfalto su
cui correre.
Questa situazione è nota agli
amministratori della maggioranza Bacheca, come dovrebbe essere noto il fatto
che ormai, vista la tropicalizzazione del clima, dobbiamo aspettarci nubifragi
in ogni stagione. E ogni anno.
Questa situazione è nota e amministratori
prudenti, rispettosi e preoccupati di
difendere i cittadini dovrebbero programmare interventi sul sistema fognario, almeno sui tratti di maggiore
criticità. Oltre al lungomare, al centro, a via IV novembre, si sa
benissimo che si allagano pure le parti basse di via Valdambrini e via dei Fiori, la
Quartaccia in molti punti e soprattutto alla confluenza di via Ponte Nuovo (lì
una casa viene sistematicamente allagata ogni volta che piove un po’ di più). A
questo si aggiunga il ponte di via Lazio, e il sottopasso ora pedonale
cosiddetto “dei carabinieri”, che diventa un lago. E altre situazioni che, in
quanto professionisti dell’edilizia, almeno tre assessori conoscono bene.
Situazioni note, ma anche situazioni che la maggioranza per ora non
ha inteso affrontare con opere strutturali e definitive. A parte il fatto che
se la Gesam pulisse con regolarità le strade, la pioggia non accumulerebbe
foglie e sporcizia, i problemi più
grandi non stanno nelle griglie o nei
tombini in sé (dall’estate la squadra comunale composta da due operai, ha
realizzato circa 200 interventi). Il problema sta nel sistema fognario e nel programma triennale delle opere pubbliche
c’è un importante investimento per realizzare fognature a Perazzeta (visto che
non ci sono), ma per il resto non è previsto nulla.
Forse i nostri amministratori ritengono
che un po’ di acqua in cantina e un po’ di disagi nei giorni di forte pioggia debbano essere sopportati dai
cittadini, piuttosto che risolvere in modo strutturale i problemi con
investimenti che vanno sottoterra e che nessuno vede. E poi è sempre
meglio investire soldi in festicciole estive di paese che rifare le condotte
fognarie nei punti critici. Così forse pensano gli amministratori che non sono
responsabili, a nostro giudizio.
2. Fossi e fragilità idrogeologica, il nostro
punto debole
Sulla fragilità idrogeologica di Santa
Marinella ormai sappiamo tutto.
Lo sappiamo dopo gli eventi del ’81 e del
’96. Lo sappiamo dopo il cosiddetto “studio Margaritora” del ’98 (che ha
analizzato tutto il territorio e ipotizzato varie soluzioni). Lo sappiamo
attraverso studi intermedi da parte di geologi, o di associazioni, lo sappiamo
perché conosciamo il nostro territorio: numerosi torrenti scendono da colline ripide e prendono nella
corsa velocità, attraversano terreni argillosi e franosi, colline brulle dove
per lo più mancano alberi a trattenere la pioggia, arrivano in un tratto urbano
dove sono per lo più strozzati o tombati dalle costruzioni, oltre che insozzati
dagli incivili che ci buttano rifiuti ingombranti. Se tutto va male, esondano.
Pure dove meno te lo aspetti, come ad esempio il fosso di Ponte nuovo lo scorso
anno, fosso mite fino a quando non ha gravemente danneggiato due aziende floricole
nel giro di tre ore.
La situazione è nota, eppure nei sette
anni e mezzo di governo che Bacheca si lascia alle spalle gli interventi sui
fossi sono stati pochi e non strutturali. Paradossalmente sono stati pochissimi
proprio nell’ultimo anno, dopo l’alluvione del 27 novembre 2014.
Che cosa si è fatto da allora?
Sono state rimessi in sicurezza le foci
dei due fossi esondati. Sono stati messi in bilancio prima 43mila euro, poi
70mila per la pulizia dei fossi, che però non sono stati spesi.
E’ stato affidato uno studio a tre geologi
esperti del territorio per un “censimento e analisi delle opere di manutenzione
idraulica da realizzare sui fossi”.
Successivamente (lo scorso 20 luglio) agli
stessi geologi è stata affidata la realizzazione di uno studio preliminare per
la messa in sicurezza dei fossi più grandi e più pericolosi: Ponton del
Castrato e Castelsecco. Meno male, ma doveva essere fatto prima. Meno male, ma
per ora è solo uno studio preliminare.
Meno male, ma dopo un anno da un grave nubifragio, si ha
proprio l’impressione che con i fossi stiamo
ancora a “carissimo amico”, per dirla con la lingua dei nostri anziani.
3. La questione del PEC
La sigla significa Piano di Emergenza
Comunale. E’ un
documento indispensabile che però è un corpo vivo; deve essere aggiornato al
cambio della situazione. Infatti nel PEC c’è scritto come un Comune si deve
muovere quando è in atto un’emergenza (terremoti, alluvioni, incendi,
diffusione di sostanze chimiche pericolose, ecc.): chi si deve muovere (con tanto di numeri di
telefono), dove stanno i mezzi che servono, chi li guida, dove stanno
eventualmente le tende o gli altri mezzi del soccorso, dove il luogo di
raccolta, dove la centrale operativa, come funziona, che succede se si
interrompono i contatti, chi contatta le scuole o gli ospedali e per fare cosa
ecc. Insomma il Piano organizza, razionalizza e velocizza le azioni per
affrontare l’emergenza.
La legge n. 100 del 12 luglio 2012 ha reso obbligatorio il PEC e Santa
Marinella è dal 2012, guarda caso, fuori legge. Proprio noi che abbiamo avuto i
morti con l’alluvione dell’ 81, abbiamo la maglia nera del comprensorio,
visto che Civitavecchia, Allumiere e Tolfa hanno approvato e presentato il
Piano in Regione.
Ora una recente legge Regionale ha
ribadito l’obbligatorietà del PEC e obbligato i Comuni, che lo avessero
approvato prima del luglio 2014, ad aggiornarlo. A quelli che lo hanno
approvato dopo, spetta solo il compito di aggiornarlo una volta l’anno, come
per tutti da ora in poi.
Questa sarebbe stata la nostra situazione,
poiché in effetti (dopo che l’opposizione ha portato almeno tre volte la
questione in Consiglio), il Comune ha di nuovo commissionato la redazione di un
PEC e ha pagato 10 mila euro la sua redazione. Peccato che lo tiene nei cassetti dallo scorso aprile
senza approvarlo in Consiglio comunale e renderlo così operativo.
A questo quadro si aggiunga un
particolare: a partire dalla giunta Tidei, il generale Martinelli aveva preparato
un PEC. Con la giunta Bacheca ci ha riprovato, aggiornandolo. In ultimo aveva
chiesto un computer e un impiegato per portarlo a termine, gratuitamente, ma
invano.
Così dopo l’alluvione del 27 novembre 2015
il Comune di Santa Marinella sta affrontando la stagione a massimo rischio
alluvioni senza PEC.
E questi sono i fatti.