(Una fotografia aerea dell'area militare di Santa Lucia, tratta dal Web. Intorno, i boschi di Civitavecchia e Allumiere) |
Questo post è rivolto a chi ci
chiede informazioni sulla faccenda dell’”ossidatore termico”.
ü
S1) Secondo
una convenzione internazionale firmata dal Governo allora in carica e
sottoscritta dal Parlamento italiano all’inizio degli anni ’90, l’Italia ha
l’obbligo di smaltire armi chimiche
ancora sul suo territorio.
ü 2) Poiché
sono passati venti anni da questa firma e il nostro paese è indietro, ora il
Governo pensa di accelerare con un sistema più rapido rispetto a quelli fino ad
ora usati per smaltire le armi, sistema da utilizzare presso il centro militare
di Santa Lucia, a cavallo fra il territorio di Civitavecchia e quello di
Allumiere.
ü 3) Si
tratta (in parole poverissime) di una grande forno (chiamato elegantemente
“ossidatore”) dove le armi finirebbero per esplodere, esaurendo il loro
effetto, solo dopo una combustione all’interno dell’ossidatore stesso.
Ovviamente dopo aver prodotto gas e residui chimici all’interno di quello che
ormai tutti definiscono “inceneritore” di armi chimiche. Perché di fatto questo
avverrebbe.
ü 4) Secondo
chi sta studiando il problema all’interno del “comitato contro l’inceneritore”,
questo modo di smaltire armi chimiche non è stato mai sperimentato prima nel
mondo, essendo dovunque in uso sistemi
“a freddo”, diciamo manuali (sempre in parole poverissime).
ü 5) Il
Ministero della Difesa ha però già
stanziato 18milioni di euro e assicura che “ossidatori termici” del genere sono
giù in produzione.
ü 6) Pare
che in realtà sia il brevetto di un’unica ditta tedesca, che ce ne siano, è
vero, due negli Stati Uniti, uno in
Germania e uno in Giappone, ma che nessuno però al momento abbia mai “ossidato”
armi chimiche.
7) Ma allora come possiamo essere sicuri del procedimento? Dove finiranno i gas? Dove
finiranno le scorie chimiche? Perché dobbiamo sopportare che siano fatte
esplodere armi chimiche proprio in un territorio così provato a livello
ambientale? In generale, perché non utilizzare altri sistemi, come succede nel
resto di Europa?
8) Insomma questa faccenda
dell’Ossidatore termico”, che poi diventerebbe un “inceneritore” a tutti gli
effetti, costituisce l’ennesimo
pericolo, l’ennesimo carico di sostanze e procedimenti gravemente inquinanti
per un territorio che non ce la fa più.
9) Ma la partita non è chiusa e non
è persa.
Il “comitato contro l’inceneritore”
ha organizzato la manifestazione per sabato 7 maggio proprio per far sentire la
voce del territorio. Si parte alle 9:30 in piazza del tribunale, a
Civitavecchia.
Se il territorio risponderà, se saremo in tanti, il Ministero forse
potrebbe riconsiderare la cosa, e rispettare la convenzione per la distruzione
di armi chimiche in altro modo.
Se alla manifestazione non ci sarà una grande folla di persone, il
Ministero continuerà a pensare che in questo territorio la gente è abituata a
chinare la testa.
10) Facciamo presente infine che le
nostri fonti sono quelle autorevoli del “Comitato contro l’inceneritore”, che
sta studiando la questione e che ne ha parlato anche a Santa Marinella, nonché
gli interventi delle onorevoli Grande e Tidei e del consigliere regionale De
Paolis, nel corso della prima riunione pubblica tenutasi a Civitavecchia lo
scorso marzo.
Come la quasi totalità dei
cittadini di questo territorio (se ne è lamentato persino il sindaco di
Civitavecchia nel corso di una consiglio comunale dello scorso 12 aprile) non
abbiamo potuto accedere agli atti.
Verità vuole che fra tutti i cittadini di questo territorio,
ci sia pure chi avanza le sue ipotesi alternative: ma quali armi chimiche, quel
forno servirà per residui industriali chimici.
ACP – SEL – E’ possibile
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