Il bello che c’è
Il mare di tutti
Una giovane donna che ha adottato S.
Marinella per viverci ne parla come “il mio scoglietto”. La misura della
civiltà di un paese sta forse nel sentimento di appartenenza che desta in noi
il luogo che abitiamo. “Il mio scoglietto” non è della gentile signora, ma lei
lo sente come suo, quando può ci porta figli e nipoti, si tuffa nel mare
limpido e osserva, insieme ai bambini, i granchi che fuggono alle mani predatrici, le
conchiglie marine e i ricci scampati ai saccheggi dei ristoratori. Anche d’inverno
la troviamo allo scoglietto perché, quando può,
si rifugia a respirarne l’aria di
salsedine.
“Il mio scoglietto” è parte di una piattaforma
abbastanza grande che si protrae verso il mare di Capo Linaro, il mare tipico
santamarinellese verde-azzurro perché poco profondo e a chiazze scure per la
poseidonia rigogliosa e gli scogli che emergono qua e là. L’acqua è quasi
sempre pulita e i bagni rigeneranti.
Si arriva facendo gincana tra i sassi
, qualche cacca di cane, qualche pezzo di piattaforma divelto dal mare
d’inverno superando altri moli e altri scivoli dove però non si può sostare.
Campeggiano scritte ”Demanio pubblico, concessione n°… vietato sostare sui moli, sullo scivolo,
nello specchio d’acqua” (Anche nello
specchio d’acqua?).
Le concessioni demaniali sono legali,
ma qual è il criterio che le ispira?
In un tratto di mare sottratto alla
vista dalle ville (alcune molto belle), in un tratto di costa dove in fila si
susseguono stabilimenti balneari,
palafitte private e aree riservate ai militari, sorprende questo scoglio che appare
come una benedizione, piccola oasi pubblica dove tutti possono stendere
l’asciugamano e godersi il sole dell’estate.
I bagnanti ringraziano chi della
villa non ha chiesto concessioni o chi dal Comune non le ha rilasciate.
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