Attraverso la sua consigliera di riferimento, ACP ha votato
contro le Linee guida approvate in Consiglio dalla giunta Bacheca, così come
hanno votato contro gli altri consiglieri di minoranza, escludendo Fratturato
che come tutti sanno non fa parte della minoranza, e infatti ha votato a favore.
Ciò che ci ha spinto al voto contrario non sono state le
affermazioni contenute nelle linee guida, a partire da quell’avvincente sogno
di diventare “città intelligente”. Molte dei progetti dichiarati come obiettivi
dei 5 anni prossimi, non solo erano contenuti anche nel nostro programma, ma
sono le cose che molti santamarinellesi sognano, da anni: un parco
archeologico, un teatro, una piazza, una sede comunale, la riqualificazione di
tutta la parte storica dell’ex cementificio, di cui ci sarà ceduto il villino
Cerrano, che faremo diventare centro di cultura. Costruiremo financo un
cimitero monumentale (una specie di piccolo Verano) e diventeremo poi una città della cultura, città giovane, città della bici, città del surf,
città del verde, città del wi-fi e molte altre città: una città trendy.
Le costatazioni che
ci hanno portato al voto contrario sono due. La prima è l’enorme distanza fra
quello che l’attuale maggioranza ha dichiarato e la cruda verità dei fatti del primo
mandato Bacheca. La seconda è che per ora non si vedono segni di virata e
cambiamento, per cui dire che ora questa maggioranza è un’altra cosa, non
sembra credibile. Sia sufficiente un particolare: nelle linee guida si legge
che l’amministrazione ritiene strategico il settore della cultura, e che
l’”ufficio dovrà lavorare con energia”. Peccato che l’attuale amministrazione
si sia dimenticata di nominare un assessore, o persino un delegato alla
cultura. Ci piacerebbe sapere quanti comuni d’Italia condividono questo
primato. Quanto alla “trasparenza” tanto decantata, il sito comunale manca di moltissime informazioni e non è
neppure accessibile agli ipovedenti, altro che trasparenza. Riguardo alle
nomine, inoltre, la minoranza ha chiesto
al segretario di verificare se le nomine
al Nucleo di Valutazione(ora OIV) che ci costa circa 60mila euro l’anno, rispettano la legge, oppure seguono i soliti
criteri di spartizione fra amici. Perché questo ci risulta.
Motivando in Consiglio il nostro voto contrario, abbiamo
ricordato al sindaco l’enorme distanza fra quello che ha scritto, e quello che
ha fatto vedere in 5 anni, per sollecitarlo a cambiare rotta nei fatti, e non
nelle promesse elettorali. Ci chiediamo infatti dov’era il sindaco Bacheca nei
primi 5 anni del suo mandato, quando Santa Marinella faceva di tutto per apparire
come una “città stupida”. Dov’era Bacheca quando si vedevano rifiuti dovunque,
lavori pubblici procedere con la lentezza delle ere geologiche, manutenzione
nelle scuole sempre in affanno, cittadini che si autotassano per ricorrere al
TAR contro le scelte urbanistiche della giunta, una convenzione firmata con il
gestore del porto e due denunce ricevute dallo stesso gestore, una macchina
amministrativa allo sbando, con alcuni responsabili costretti a giocare ai
quattro cantoni, e altri protetti e
inamovibili, uffici indietro su tutto: sicurezza del luogo di lavoro,
informatizzazione, persino un archivio comunale generale (che non esiste).
Non capiamo come può parlare ora di città della bici, se
nell’approvare nuovi marciapiedi e un tratto di strada, Bacheca non ha messo la
sua firma nemmeno su 10 metri di pista ciclabile. Come può parlare di città del
surf, quando ha approvato un progetto di riqualificazione della spiaggia della
Toscana, che avrebbe ucciso il sito del banzai surf, con i surfisti pronti ad
incatenarsi? Dov’era, quel giorno, dov’era?
Come può parlare di “valorizzazione del patrimonio arboreo”
se durante il suo primo mandato sono morte tutte le palme pubbliche, sono stati
capitozzati i platani, sono stati capitozzati gli eucalipti del parco Kennedy
in piena estate. E la musica non sembra cambiata: di recente sono stati potati
degli alberi sul lungomare Marconi, ma solo lungo il tragitto di una corsa: la
programmazione nella gestione del verde è una chimera.
Non capiamo come il sindaco possa parlare di decoro, se da
tre anni tollera che la Gesam non spazzi le strade, come da contratto, e non ci
sembra che la nuova Giunta abbia cambiato registro. Come può parlare di cimitero monumentale,
quando quello “normale” ha avuto una scala di accesso ai loculi chiusa per
quasi un anno, in attesa dei lavori? Come può parlare di lavoro, se sotto il
suo mandato la Multiservizi ha avuto per due anni un disavanzo, unica ragione
per cui ora rischia di essere chiusa?
Ma non è tutto: oltre che per questa abissale distanza dalla
realtà dei fatti (e gli esempi potrebbero continuare), le linee programmatiche
di Bacheca si caratterizzano per quello che non c'è scritto: nessun riferimento
alla fragilità idrogeologica del nostro territorio, alla necessità di redigere
un Piano di Emergenza Comunale, allo stato della sede comunale di via della
Libertà, alla scuola centro, dove quando piove un po' di più, l’acqua affiora
dal pavimento. Cenni generici all’urbanistica, al Porto, alla bonifica della
costa, dove ci sono ancora scarichi a mare (altro che Bandiera blu).
Alle nostre argomentate
obiezioni, il sindaco ha risposto stravolgendo la realtà dei fatti; e laddove
non aveva risposte ha ripetuto il solito, abusato ritornello: io ho vinto le
elezioni e quindi ho ragione io.
Forse gli sfugge che la
vittoria elettorale dà la maggioranza in Consiglio, ma non autorizza a raccontare
le favolette e a promettere la luna, senza nel frattempo muovere un dito per
realizzare le promesse.
È tutto dannatamente vero. Noi cittadini italiani e nella fattispecie santamarinellesi troppo spesso non abbiamo memoria storica, dimentichiamo troppo presto le azioni e ci facciamo abbindolare dalle parole di ogni buon sofista che, pieno di tante pompose belle apparenze, tuona contro chi ha davanti profetizzando un paese ameno, giusto, moderno e felice. È la memoria che ci frega sempre, Andrea Scanzi a suon di dirlo nei talk show in tv diventerà probabilmente afono, assieme alla vanità di essere santamarinellesi, abitanti di un paesuccio di mare che un'eccessiva boria e una spropositata provincialità ci portano a definire come paradiso terrestre o immensa capitale europea.
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