“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”

Art. 54 della Costituzione Italiana

venerdì 24 maggio 2013

Le cose che fanno Santa Marinella (ovvero "Canto d'amore in vista del voto")



LE COSE CHE FANNO SANTA MARINELLA


Le serate di maggio azzurre in passeggiata,
i gabbiani che si posano sulla balaustra,
villa Bettina e villa Borruso, la Califfa e la Saracena,
le ville e i villini eleganti, circondati di verde
(ma molti non ci sono più, che li hanno buttati giù)
la zona di caccia riserva e via Ulpiano,
il villino Cerrano,
che ti si stringe il cuore a vederlo  così,
le libecciate che urlano prima del maestrale,
il girasole d’estate con il ponente la sera
e la bonaccia a pranzo,
l’azzurro che brilla sotto e sopra
e i polpi che ti guardano tra gli scogli
gli scogli,
i ricci che una volta era pieno,
le nostre salite e le nostre discese, perché noi
siamo fatti così, il giovedì,
che c’è il mercato, ma c’è più gente al parco Kennedy,
il parco Kennedy,
la "trattoria dei cacciatori" dove mangiavi il pesce,
il pesce, che è stato vita e che è stato morte,
la sabbia dorata di Santa Severa,
le sabbie nere delle Sabbie Nere,
Macchiatonda che devi prenotarti per entrare,
il Castello di Santa Severa, che Zingaretti lo riapre
e poi ci facciamo arrivare i turisti da tutto il mondo,
il Castello Odescalchi con i fuochi d'artificio e soprattutto senza,
gli scavi di Pirgy e quelli di Castrum Novum,
il quartiere Alibrandi, popoloso e vivace,
il quartiere Quartaccia, che sembriamo gli scordati,
il quartiere Combattenti, che basta costruire!
il quartiere Pirgus che al palio vincevano sempre loro
il quartiere Maiorca, che è quello elegante,
Valdambrini, con tutte queste case e poca strada,
Santa Severa, che si sentono trascurati
Prato del Mare, che il costruttore ha costruito,
ma poi si è scordato di fare delle cose,
il quartiere Fiori, che prima ci stavamo le serre,
le serre, che non ci stanno più,
gli ultimi floricoltori, che li riconosci dalle mani,
le donne dei floricoltori, che intiggivano le tigge,
i figli dei floricoltori che tiravano il caucciù
il caucciù,
ma chi se lo ricorda più,
quelli che chiamavamo "i Signori" e che ora non sopportano
la musica perché loro vengono a riposare,
quelli che si ricordano gli anni '50
quelli che sono nati negli anni '50,
certi negozi storici che se chiudono poi ci resti male,
i pendolari,
che è una vitaccia ma quando torni stai bene,
la spiaggia della Toscana a giugno,
che da lontano vedi il campanile di San Giuseppe,
San Giuseppe,  che facciamo le frittelle,
Natale, che facciamo i tozzetti, e no le "biscuttine"
come li chiamano a Civitavecchia, 
Civitavecchia che c'ha la centrale a carbone, 
il nostro mare d’inverno che rotola sui ciotoli,
le onde al banzai e i surfisti felici,
i sub felici, ma prima lo erano di più,
lo "scoglietto" con le ragaze in bikini rosso,
 il fosso, quello della puzza che ci passano i bambini,
 i pozzolani, con le mani segnate dai tramagli,
i coffaroli con i denti che tagliano come rasoi,
i marchigiani che erano pastori,
gli abruzzesi che erano gli operai di Meloni,
i sardi che andavano in continente,
i veneti che li riconosci perché hanno gli occhi
azzurri e i cognomi che finiscono per enne
i tolfetani, che ce ne sono, avoja
i civitavecchiesi perché ci si sono sposati,
il Marangone, che poi sarebbe il confine,
il mare le sere al tramonto, che ci lasci gli occhi,
i tramonti a Capolinaro,  che ci lasci il cuore,
 la luna piena soprattutto in passeggiata
nelle notti d’estate, che ci lasci i baci
il sole che sorge sul mare qualche giorno d' inverno,
(ma vallo a spiegare a quelli che abitano sull’adriatico)
le colline che salgono ripide e pure i fossi,
l’alluvione dell ’81 che a pensarci ci viene sempre tristezza,
la tristezza, di quelli che faticano con la fine del mese,
la libreria di angelo, il portcicciolo che l’abbiamo fatto noi,
ma ci guadagna un privato, certi privati che fanno
 il bello  e il cattivo tempo,
il tempo che così non lo trovi da nessuna parte,
lungomare Marconi, che la gente ci corre, o ci va in bicicletta
quelli che si sono trasferiti qui perché c’era lo iodio,
quelli che si sono trasferiti qui perché lavoravano all’Enel,
quelli che si sono trasferiti  "perchè?" e perché sì,
i militari, e i figli dei militari che sono rimasti qui,
 perché c’è il mare. Il mare! Il  mare. Il mare.
I papaveri, i fiori di trifoglio, e le more,
che le raccogli a luglio,
le ficone che crescono robuste,
le cerque e i cinghiali, le lucciole sui prati,
 le palme che sono quasi tutte morte,
i platani che li potano come li potano,
i pini che sono belli ma c’ hanno le radici ‘gnoranti,
i pini che ti rovinano i muri e le strade,
le strade che onestamente sono piene di buche,
i glicini che fioriscono all’inizio di aprile,
i glicini che profumano, e dopo sboccia il pitosforo,
e dopo sboccia il gelsomino, ed è tutto un profumo,
il profumo delle ginestre,
le ginestre, la borraggine e la cicoria,
gli asparagi, e pure i funghi con ce li scordiamo,
i cardi lilla, più alti dei bambini,
i bambini, che sono pochi quelli che vanno scuola a piedi,
quasi nessuno ci va in bicletta,
 le biciclette ma senza piste ciclabili,
il Bambin Gesù, che gliene siamo grati,
la collina sopra il liceo,
che c’è già una lottizzazione bella che approvata,
prima o poi ci costruiscono,
la collina sopra bar dei Pini, che c’è già la lottizzazione,
bella che approvata, prima o poi ci costruiscono,
la scuola media Carducci, che ci siamo passati tutti,
le elementari Centro, Vignacce e Pirgus, le suore
le maestre di oggi, quelle di ieri, e pure i maestri,
il liceo Galilei, che abbia lunga vita,

la vita. Che può essere migliore, qui per tutti,
a Santa Marinella e a Santa Severa.

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